Cervara di Roma: scavo di una rocca medievale

Type: 
National site
Location: 
Cervara di Roma: scavo di una rocca medievale
Supervisor: 
Stasolla Francesca Romana
Responsibles: 
  • Annoscia Giorgia Maria
  • Stasolla Francesca Romana

Nell’ambito dell’attività di ricerca coordinata dalle cattedre di Archeologia Medievale e di Topografia Medievale della “Sapienza” Università di Roma (Prof. Letizia Ermini Pani e Prof. Francesca Romana Stasolla) sono state condotte tre campagne di scavo archeologico sulla Rocca medievale del Comune di Cervara di Roma (aprile-luglio 2006; luglio-agosto 2007; agosto-settembre 2008), su incarico dello stesso Comune e in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per il Lazio. Allo scavo hanno partecipato studenti dei corsi di laurea in Scienze Archeologiche e in Archeologia e allievi della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. Le indagini in loco, corredate da una documentazione grafica delle strutture in elevato, sono state affiancate da battute di ricognizione topografica nel territorio limitrofo e da uno spoglio capillare delle fonti storico-archivistico, documentarie e iconografiche del sito in questione.

Cervara di Roma si erge a 1053 m. s.l.m. su uno sperone scosceso di roccia calcarea e svetta dal monte Pelione per affacciarsi sulla via Sublacense a dominare la valle dell’Aniene fino agli altipiani di Arcinazzo. La peculiare posizione strategica di cui è partecipe, a difesa di un valico d’accesso all’Abruzzo per il tramite dei Monti Simbruini, ben si addice alla costruzione di una struttura fortificata nell’XI secolo (Fig. 1).
Il piccolo centro presenta attualmente una fisionomia del tutto peculiare (Fig. 2), arroccato e fortemente condizionato dalla situazione morfologica che ha determinato la dislocazione dell’abitato in due distinti settori, immediatamente al di sotto della Rocca: il Borgo, a ridosso della stessa e della chiesa parrocchiale, e la cosiddetta Villa, oltre la piazzetta. Nonostante l’espansione urbanistica moderna il centro storico è ancora intatto e conserva quasi inalterato l’aspetto medievale, fatta eccezione per il pesante intervento effettuato negli anni Cinquanta del Novecento dal Genio Civile, che a seguito di segni di cedimento del crinale roccioso sulla Rocca effettuò un’operazione di consolidamento delle strutture in alzato costituita essenzialmente dalla creazione di murature di sostegno in cemento armato.

Sul piano storico-documentario la documentazione sublacense testimonia lo sviluppo dell’insediamento nell’area dell’attuale Cervara a partire dalla semplice indicazione del toponimo in citazioni di territori nella valle dell’Aniene di pertinenza del monastero di Subiaco, a riflesso della progressiva scomposizione dei possessi originariamente afferenti la villa di Nerone, che risultava essere in età romana la proprietà fondiaria più consistente, in insediamenti rurali sparsi (massae, silvae, pastiones, agri e praedia col territorio suddiviso in vici, coloniae, casalia). Così a partire dal IX secolo rinveniamo nel Regesto Sublacense un montem qui vocatur Cervaria (RS 7 e 18) che risulta nell’883 donato insieme ad altri beni al monastero da Cesario (RS 6) console e duca, figlio di Pipino Vestiario; nel 967 l’imperatore Ottone I conferma al medesimo monastero tutti i suoi beni, tra i quali Cervariam in integrum (RS 3); nel 997 un privilegio di papa Gregorio V conferma ancora il monte qui vocatur Cervaria (RS 13), citato per la prima volta come castellum nel 1005 in un privilegio di papa Giovanni XVIII (RS 10), e confermato nei successivi privilegi (RS 15 e 21) di papa Benedetto VII (1015) e di Leone IX (1051). Sulla base della documentazione sublacense, quindi, sembrerebbe possibile collocare la costruzione del castello, citato nei documenti come castellum, castrum o oppidum, tra la fine del X e i primissimi anni dell’XI secolo.

La diretta sovranità sul castello da parte del monastero, a dimostrazione della sua importanza strategica, si manifesta con il possesso diretto del fratello dell’abate, Umberto, nel periodo dell’abbaziato di Giovanni di Oddone (1068-1120). Nella seconda metà del XIII secolo, nei disordini seguiti alla morte dell’abate Enrico (1273), Cervara divenne oggetto degli appetiti della fazione che faceva capo al monaco Pelagio e dei vassalli a questo vicino, che cacciarono via i due monaci cui la rocca era stata affidata: nei documenti (Chronicon 63r, p. 458) viene descritto l’assedio, durato due mesi, grazie al quale il legittimo abate sublacense riuscì a recuperare Cervara, servendosi anche di macchine da guerra. Significativamente viene distinta l’arx dal castellum, evidenziando quindi la presenza di un abitato più esteso ai piedi della rocca vera e propria.

Lo sviluppo del centro fortificato in pieno medioevo traspare anche da una serie di atti di donazione, riportati in regesto nell’opera del Capisacchi, che prevedono la cessione al monastero sublacense di terre in territorio Cerbariae nel 1307, nel 1309, nel 1312, nel 1316, nel 1392, nel 1411, nel 1423 e nel 1428; di boschivi quali un querceto nel 1390, oltre alla menzione di abitanti di Cervara.

Ultime notizie utili sono inerenti l’evergetismo politico ed economico della famiglia Colonna che prese la Commenda di Subiaco il 16 agosto 1492: nel 1508 la badia passò nelle mani di Pompeo Colonna, abate di Subiaco, vescovo di Rieti e responsabile della riedificazione della Rocca di Cervara. Il nostro sito rientra anche nel novero di beni sublacensi oggetto della contesa con il vescovo di Tivoli a proposito della pertinenza o meno alla diocesi, contesa che si concluse con l’accordo amministrativo tra Marco Antonio Colonna e il vescovo Andrea Croce, siglato il 19 agosto 1564 (Chronicon 128v, p. 838). Sempre nell’ambito della documentazione fornita a sostegno di tali accordi, Cervara viene definita rocca, ma dotata di fondi e casali, un vero e proprio castello quindi, con valenza giurisdizionale su una porzione del territorio sublacense.

Le indagini archeologiche dal 2006 a oggi hanno interessato la cosiddetta Rocca che comprende il mastio rinascimentale a sud del pianoro di forma oblunga in senso sud-nord, e più a settentrione un’altra area pianeggiante a una quota di circa 6 m. inferiore. L’evidenza archeologica, coadiuvata dalle fonti iconografiche in nostro possesso (Fig. 3), permette di delineare il primitivo impianto castrense con circuito o recinto murario (Fig. 4), torre di avvistamento e cisterna per la conserva dell’acqua piovana.

La turris (Fig. 5), a pianta rettangolare e alzato in conci di dolomite malamente sbozzati, si presenta fortemente disturbata sia da un’azione di chirurgico asporto sia dalla superfetazione del tardo torrione rinascimentale. A occidente è emerso un piano pavimentale in malta, forse pertinente a un annesso ligneo addossato al paramento della torre: il limite meridionale risulta tagliato dalla fossa di fondazione del posteriore mastio.

Le fasi di vita susseguitesi nel vano di servizio al pianterreno della torre hanno restituito un contesto ceramico databile tra fine XII - inizio XIV secolo (ceramica acroma, ceramica acroma da fuoco, ceramica a vetrina sparsa). Le principali attività constano di un piano di frequentazione in malta con taglio circolare per accogliere forse un recipiente per la conserva di derrate alimentari; una successiva colmata di pietre; e, infine, uno strato carbonioso interpretabile come residuo di focolare domestico per l’elevato tenore organico e per i numerosissimi frammenti osteologici animali con tracce di scarnificazione. Ai materiali rinvenuti vanno sommati altri connessi alla distruzione della torre e a un incendio che interessa l’intelaiatura lignea dell’annesso prospiciente la medesima, con conseguente destrutturazione e sistematico asporto dei materiali lapidei, riflesso dall’assenza di crolli.

Quanto fin qui delineato collima con i dati cronachistici, ed è quindi forte la tentazione di ancorare storicamente la fase di distruzione all’operato del monaco Pelagio, che detinebat castrum nel 1294. Nei documenti viene descritto l’assedio, durato due mesi, col quale il legittimo abate sublacense riconquistò Cervara, servendosi anche di macchine da guerra di cui rimane traccia in un proiettile da catapulta o da trabucco a contrappeso rinvenuto in giacitura secondaria all’interno della cisterna, e che ne causò probabilmente il crollo della copertura.

In questa prima fase di vita del castrum possiamo collocare, per osmosi con la tecnica muraria della torre, l’apprestamento di una neviera (Fig. 8) dislocata nel pianoro inferiore, atta alla riserva idrica in mancanza di acqua sorgiva. La struttura, di capienza discreta (4 x 1.4 x 2 m.) e rivestita di buona malta idraulica, presenta un’imboccatura abbastanza ampia e manca di sistema di captazione e di deflusso delle acque.

In un periodo successivo (fine XIII o inizio XIV alla seconda metà del XV) la cisterna adiacente alla torre, una volta venuta meno la sua funzionalità, fu trasformata in un butto domestico (Fig. 6). L’immondezzaio è adiacente a un ambiente di servizio ricavato mediante un taglio nel banco roccioso a SW del pianoro, una vera e propria coquina dotata di “fornello” in pietra calcarea addossato alla cisterna, con cavità alla base come camera di combustione e apertura in corrispondenza del piano di cottura sovrastante. La vita di questo butto è riflessa da 442 frammenti ceramici (in totale 35 individui), alcuni chiodi e un solo frammento di vetro bugnato.

Agli inizi del XVI secolo (1508) venne costruita la Rocca rinascimentale i cui resti sono parzialmente visibili ancora oggi e che si imposta sulla torre preesistente tagliandone il limitrofo battuto pavimentale e relativo recinto: si tratta di un lacerto di paramento murario ubicato a meridione del pianoro sommitale in pezzate calcareo appena sbozzato.

Rimase viva la necessità di predisporre risorse idriche per un sito che ancora fino al secolo scorso non era fornito adeguatamente di acqua corrente: si predispose un nuovo impianto costituito da due cisterne (Fig. 7) limitrofe con orientamento est-ovest. La prima, in blocchetti di calcare appena sbozzati disposti in filari suborizzontali delle dimensioni di 2.80 x 2.30 m., è stata risarcita in epoca recente in cemento; la seconda condivide con la precedente il paramento occidentale, che ne costituisce il limite meridionale (2.90 x 1.90 m.), sul quale si imposta la volta della stessa. Le due strutture erano provviste verso occidente di una canalizzazione di raccordo (lunghezza di 3,70 m. e larghezza di 30 centimetri in blocchi di dolomite con spallette E ed W rivestite da intonaco) e sicuramente collegate a un castellum aquae posto a monte.
A partire da questo periodo la Rocca fu progressivamente abbandonata a favore del borgo costruito sulla roccia viva al riparo da assalti nemici. L’abitato si è andato espandendo attorno alla roccaforte con case piccole arroccate e disposte lungo scalinate a gradoni più o meno ripidi, viuzze tortuose, salite e discese, antichi portali. Nonostante l’espansione urbanistica moderna il centro storico è ancora intatto e conserva inalterato l’aspetto medievale, abbellito dalle decorazioni in pietra o legno, da immagini sacre in terracotta e da originali targhe indicanti la toponomastica stradale.

Bibliography: 
  • L. ERMINI PANI – F. R. STASOLLA – G. M. ANNOSCIA – S. CARATOZZOLO, La Valle Sublacense nel Medioevo: il caso di Cervara di Roma, in Temporis Signa. Archeologia della tarda antichità e del medioevo, II (2007), pp. 1-39;
  • F. R. STASOLLA – G. M. ANNOSCIA – S. DEL FERRO, Il ruolo delle signorie monastiche nell’articolazione del popolamento del Lazio medievale, Atti del Convegno Geografie del popolamento. Casi di studio, metodi e teorie (Grosseto, 24-26 settembre 2008), per ora pubblicato in rete all’indirizzo www.archeogr.unisi.it/geografiedelpopolamento, e in c.s. in cartaceo;
  • G. M. ANNOSCIA, Le ceramiche della rocca di Cervara di Roma, in La polifunzionalità bella ceramica medievale, Atti del Convegno di Studi La ceramica di Roma e del Lazio in età medievale e moderna (Roma-Tolfa, 18-20 maggio 2009), c.s.;
  • A. APPETECCHIA, Alla mensa dei monaci: maioliche di S. Scolastica di Subiaco, in La polifunzionalità bella ceramica medievale, Atti del Convegno di Studi La ceramica di Roma e del Lazio in età medievale e moderna (Roma-Tolfa, 18-20 maggio 2009), c.s.
Funding: 

Comune di Cervara

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