Jebel Gharbi

Missione archeologica congiunta Libico-Italiana nel Jebel Gharbi

Type: 
International site
Location: 
Libia - Jebel Gharbi
Supervisor: 
Conati Barbaro Cecilia
Responsibles: 
  • Conati Barbaro Cecilia
  • Barich B.
Cooperators: 
  • Fahmy A. G.
  • Garsea E.
  • Gautier A.
  • Giraudi C.
  • Lucarini G.
  • Mansour A.
  • Mutri G.
  • Palazzi E.

Il Jebel Gharbi, conosciuto nella letteratura archeologica anche come Jebel Nefusa, è un plateau calcareo con andamento a semicerchio, situato nella regione della Tripolitania, circa 100 km a sud-ovest di Tripoli. Il Jebel costituisce la parte più elevata e più settentrionale del plateau tripolitano: raggiunge, infatti, quote di 700-750m ed è caratterizzato da ripide scarpate alte fino a 300-350m. La sua superficie è solcata da numerosi uidian che, attraversando la pianura costiera della Gefara, sfociano nel Mar Mediterraneo. Abitato fin dal periodo più antico della preistoria (Paleolitico Inferiore-Medio), il Jebel Gharbi conserva numerose tracce delle popolazioni che si sono succedute in tempi più recenti, in particolare dell’occupazione romana, fino ad arrivare alla importante componente berbera che caratterizza, oggi, l’intera area.

La Missione congiunta libico-italiana dal 1989 conduce un programma di surveys sistematiche e scavi di tipo interdisciplinare: le indagini nel Jebel vengono, infatti, condotte sia dal punto di vista archeologico che geomorfologico e archeobotanico, con l’obiettivo di ricostruire le modificazioni del paleoambiente e di identificare le diverse strategie di adattamento dei gruppi umani che hanno occupato questa regione durante le epoche preistoriche. Per quanto riguarda gli aspetti archeologici, la Missione intende definire la sequenza dell’occupazione umana nel Jebel a partire dalla fase medio-paleolitica (< 40.000 bp) fino alle attestazioni epipaleolitiche e neolitiche caratteristiche dell’Olocene. La ricerca sul campo, le cui finalità principali sono il riconoscimento di sequenze di stratigrafia geologica e l’individuazione di caratteristiche geomorfologiche favorevoli all’insediamento umano, è guidata da mappe tematiche elaborate sulla base di immagini LANDSAT. A questo fine, particolare attenzione è data all’esistenza di falde acquifere fossili o di strutture idrogeologiche connesse alla presenza di zone umide con maggiore copertura vegetale.Le indagini geoarcheologiche condotte in una regione ancora sconosciuta per quanto riguarda l’epoca preistorica, permetteranno, inoltre, l’elaborazione di carte di distribuzione dei siti individuati, mentre l’indagine archeobotanica prevede il campionamento delle specie vegetali attualmente viventi nel Jebel e la raccolta dei resti botanici rinvenuti nel corso dei saggi di scavo.

L’elaborazione delle immagini dal satellite, mettendo in luce la distribuzione delle zone di presenza d’acqua e, dunque, delle aree preferenziali di occupazione umana, ha permesso di razionalizzare ed ottimizzare il lavoro di survey. Ad esempio, è stata individuata, al margine settentrionale dell’Hammada el-Hamra, una zona di sorgenti fossili, adatte alla frequentazione di fauna e gruppi umani.

Le surveys finora condotte hanno portato al riconoscimento di elementi geologici e geomorfologici come terrazze alluvionali, depositi di versante, depositi eolici, che mettono in evidenza la successione di fasi umido-arido nel Pleistocene finale e nell’Olocene. Un cospicuo numero di siti è stato identificato nel corso di ricognizioni sistematiche avviate in due aree principali: il bacino dello Uadi Ain Zarga-Ginnaun (area di Giado) e il medio corso dell’Uadi Ghan (area di Garian). Le più antiche tracce del popolamento del Jebel sono testimoniate da manufatti acheuleani rinvenuti nei terrazzi dello Uadi Ginnaun. La frequentazione da parte di gruppi di cacciatori-raccoglitori risalenti al Paleolitico Medio è attestata dall’industria mustero-ateriana raccolta nel bacino dello Uadi Ain Zargha. Consistenti sono anche i dati relativi al popolamento durante il Paleolitico Superiore e l’Epipaleolitico: in particolare, il sito SJ-90-13 è caratterizzato da strumenti legati  tecnologicamente all’aspetto “Eastern Oranian”, caratteristico della importante sequenza archeologica presente nella grotta di Haua Fteah in Cirenaica. La stratigrafia riconosciuta nei terrazzi fluviali del medio Ghan mostra numerosi parallelismi con la sequenza dell’area di Giado dove una fase riferibile al Paleolitico Medio di tradizione Levallois è seguita da un livello Ateriano. Una fase più recente, legata all’Eastern Oranian, occupa la sommità della sequenza.

Per quanto riguarda la fase più recente, quella neolitica, durante l’ultima campagna di scavo, nel 1999, la Missione ha ottenuto rilevanti risultati grazie a surveys sistematiche condotte nella regione pianeggiante della Gefara, in particolare nell’area del villaggio di El Aoutia. Le varie ricognizioni hanno portato al riconoscimento di diversi insediamenti caratterizzati dalla presenza di depositi eolici; in due siti in particolare, dove le sabbie eoliche erano state spazzate via dall’azione del vento, è stato possibile effettuare raccolte di numerosi frammenti ceramici, che rappresentano i primi ed unici manufatti neolitici, scoperti finora nell’intera area.

Risultati dell’ultima campagna di scavo: L’indagine del territorio della Gefara, già indagato nella precedenti campagne del 2000 e del 2002, ha rappresentato una delle principali attività della ricerca archeologica condotta durante quest’anno dalla Missione Archeologica Italiana dell’Università di Roma “La Sapienza” nel Jebel Gharbi. L’attenzione si è concentrata sull’analisi di depositi lacustri e fluviali, riferibili al Pleistocene e all’Olocene, individuati nella pianura della Gefara con l’ausilio di immagini satellitari. L’indagine è stata estesa ad ovest del villaggio di Shakshuk, lungo la strada per Nalut.

Durante la prima fase dei lavori, le ricerche sono state condotte nello Wadi Basina, tra i villaggi di Shakshuk e El Josh. Nell’area, già indagata nella campagna di scavo del 2000, sono venuti alla luce vari assemblages neolitici talvolta associati a focolari sparsi. In alcuni dei siti indagati sono state effettuate delle raccolte sistematiche dei manufatti archeologici che sono stati preliminarmente analizzati in loco; uno studio completo dei manufatti, sia dal punto di vista tipologico che tecno-funzionale, verrà effettuato nelle strutture del Museo delle Origini, appartenenti all’ateneo. Nell’area dello Wadi Basina è stato riportato alla luce anche un piccolo deposito di carboni da cui sono stati prelevati dei campioni per effettuare delle datazioni C14. Nella fase successiva, la ricerca si è concentrata nelle vicinanze del villaggio di El Josh, ed in particolare sui margini dello Wadi Ali. Nell’area, caratterizzata anche dalla presenza di tre importanti sorgenti d’acqua, sono state riconosciute diverse fasi di occupazione, comprese tra il Paleolitico Medio/MSA e il Neolitico.

Una delle principali attività svolte nell’area è stato lo scavo preliminare del sito SJ-03-75, individuato ad ovest del villaggio di El Josh. Tale sito, caratterizzato da diverse concentrazioni di manufatti litici, è situato a sud-ovest della depressione del sito SJ-03-72, molto vicino alla sorgente di Auenat Dagher, una delle tre fonti d’acqua che circondano lo Wadi Ali. Dopo aver quadrettato l’area con la più alta presenza di materiali archeologici, mediante una griglia di 11 x 6 m, si è proceduto allo scavo dei settori settentrionali che presentavano una particolare abbondanza di manufatti litici; l’approfondimento nei restanti quadrati sarà uno degli obiettivi della prossima missione. Il complesso litico del sito, composto da 2920 manufatti in pietra, si presenta estremamente omogeneo. Mentre le caratteristiche di una parte del complesso (alto indice microlitico, presenza di elementi a dorso e tecnica del microbulino) possono essere attribuite ad un chiaro orizzonte Epipaleolitico, di contro, la presenza di schegge e lame di maggiori dimensioni e di strumenti caratteristici, come punte di freccia bifacciali, può suggerire una attribuzione del sito ad una fase neolitica antica. Durante l’ultima fase della missione, il lavoro è stato svolto nell’area delle colline situate lungo la strada di Bir Ghanam.

La ricerca sulle evidenze medio-paleolitiche, è stata estesa ad ovest del villaggio di Shakshuk, alle pendici del Jebel, nell’area della Gefara. Come era già stato notato in altre aree del Jebel Gharbi, come l’Ain Shakshuk e lo Wadi Sel, si è avuta testimonianza di una occupazione ateriana distinta e stratificata insieme a complessi tecnologici diversificati. Questo confermerebbe come l’Ateriano non sia da considerare un’unità culturale omogenea del Nord Africa, dal Mediterraneo al Sahara. I diversi complessi litici caratteristici dell’area centro-occidentale delle pendici del jebel, sono un’ulteriore evidenza dei differenti modelli di adattamento dei gruppi ateriani alle variabilità locali durante il lungo periodo di occupazione umana del tardo Pleistocene Superiore.

La ricerca geomorfologica, ha interessato, in particolare, le due unità geomorfologiche della pianura: la fascia delle formazioni alluvionali e l’area della Gefara tra Bir Ghanam e Tiji. La stratigrafia dei sedimenti analizzati durante la missione 2003 mostra una complessa evoluzione ambientale durante il Pleistocene Tardo.

Bibliography: 
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  • Barich B.E., Industrie à lamelle de la région de Jado (Libye). Modèle typologique et occupation humaine en Libye au Pléistocène Finale in Chenorkian R. (ed.) - L’Homme Méditerranéen : 95-105, LAPMO 1995, Aix-en-Provence.
  • Barich B, Cultural Continuity in the Late Prehistory of Jebel Gharbi. Ancient Landscapes of Maghreb: Morocco and Libya Siena, 4-5 Dicembre 2003.
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  • Barich B.E. - Conati Barbaro C., Geoarcheologia del Gebel Gharbi (Tripolitania, Libia). Missione Archeologica congiunta italo-libica. Atti del XIII Congresso dell’Unione Internazionale delle Scienze Preistoriche e Protostoriche, ABACO 1998, Forlì.
  • Barich B. - Conati Barbaro C., Ras el Wadi (Jebel Gharbi): New Data for the Study of the Epipalaeolithic Tradition in Northern Libya. Origini. vol. XXV, 75-146.
  • Barich B. - Garcea E.A.A. - Giraudi C., Between the Mediterranean and the Sahara: the Geoarchaeological Reconnaissance in the Jebel Gharbi, Libya in Harding R. (ed.) - Survey Archaeology in an Imperfect World. Archaeological Review from Cambridge, Cambridge.
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  • Barich B. - Lucarini G., Archaeology of the Jebel Gharbi: The Final Pleistocene – Early Holocene Sequence in Krzyzaniak L., Kobusievicz M. (eds.) - Archaeology of the Earliest Northeastern Africa. Poznan Archaeological Museum. Poznan.
  • Barich B. - Lucarini G., Missione Congiunta Italo-Libica nel Jebel Gharbi. Ambiente e Culture del Plateau Tripolitano. Archeologia Italiana in Libia. Esperienze a Confronto, Macerata-Fermo, 28-30 Marzo 2003.
Funding: 
  • MIUR
  • CNR
  • Ministero degli Affari Esteri
  • “Sapienza” Università di Roma
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