Il giardino degli dei

Il giardino degli dei. Il paradigma dell’antico nelle arti della Villa

Proposto da: 
Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – Villae
Data e luogo: 
Data inizio: 
Giovedì, 21 Aprile, 2022 - 09:00
Data fine: 
Venerdì, 22 Aprile, 2022 - 09:00
Luogo: 
Tivoli, Villa d’Este

L’affermazione della cultura umanistica in Italia condusse a una tra le più ricche stagioni dell’architettura di Villa e a un profondo processo di trasformazione dell’idea e della funzione di giardino, in cui l’antichità fu assoluta protagonista. Le radici di questo sviluppo affondano nella seconda metà del Quattrocento, come ben esemplificato da Leon Battista Alberti, nel proemio alla sua De re aedificatoria: “Gli antichi nostri ci hanno lasciate molte e varie arti, che giovano à bene, e commodamente vivere”. 

Inizia così un lungo e fecondo rapporto tra il giardino d’agrément e l’antico, che trovò a Roma il suo naturale luogo di elaborazione, grazie alla vicinanza dei luoghi di potere e alla ricchezza del patrimonio archeologico impiegato come fonte di opere da utilizzare o da imitare.

Tappa fondamentale della creazione del rapporto tra organismo architettonico e l’antico fu la realizzazione del complesso del Belvedere, a cui si affiancarono ben presto le residenze nobiliari dotate di spazi verdi sempre più ampi e aperti verso il paesaggio circostante.

Il giardino soddisfaceva l’esigenza di un rapporto ravvicinato con la cultura classica, divenendo il luogo deputato alla riflessione, alla preghiera, allo svago, allo studio, ad attività politiche e di rappresentanza, sia per dotti umanisti sia per uomini di curia, meglio ancora se in proprietà situate a diretto contatto con i resti antichi.

Il tema dell’antico cominciò a permeare i maggiori progetti delle ville del XVI secolo, ben oltre l’area romana: Bramante, Raffaello, Antonio da Sangallo, Giulio Romano, Vasari, il Tribolo, Andrea Palladio, Pirro Ligorio si ispirarono alle più note residenze dell’epoca imperiale per l’ideazione di complessi a cui veniva conferito un preciso assetto architettonico e un disegno strutturato anche in virtù dell’inserimento di opere classiche. Una tipologia particolare, che si afferma tra Quattrocento e Cinquecento, è quella dei piccoli giardini antiquari, luoghi destinati ad incontri intellettuali, nei quali persisteva il gusto per scenari idealizzati dove l’architettura, gli apparati scultorei, i ninfei e la vegetazione si intrecciavano in forme meno rigide.

Nel Cinquecento, rispetto al secolo precedente, assunse sempre maggiore importanza la presenza di scenografie idrauliche integrate alla componente antica e inserite in percorsi iconografici intessuti di rimandi letterari della tradizione classica; l’acqua contribuiva a sviluppare contenuti e significati che proseguivano il programma iconografico del palazzo. Ne sono esempi mirabili la Villa Lante a Bagnaia e Villa d’Este a Tivoli, quest’ultima legata a doppio filo alla vicina Villa Adriana, sia per l’abbondanza dei materiali provenienti dall’antica residenza, sia per l’intento celebrativo del fasto cardinalizio della famiglia, ideale discendente dell’impero.

Non a caso proprio Villa d’Este sarà la cornice del convegno che intende approfondire la relazione tra il giardino della Villa e l’eredità classica attraverso un approccio multidisciplinare che permetta un’indagine a tutto tondo, affiancando e integrando la storia dell’arte, la storia dei giardini, l’architettura, l’archeologia, la storia del restauro e la botanica.

Per quanto focalizzato sul giardino della villa rinascimentale, il convegno potrà includere anche contributi inerenti ad altri ambiti temporali, utili a inquadrare il tema in una prospettiva più ampia. La presenza di elementi decorativi e architettonici di epoche più remote caratterizzò molti complessi residenziali di età romana, come si evince sia dalle fonti letterarie sia dalle evidenze archeologiche: copie o opere originali dell’arte greca facevano bella mostra di sé nelle case patrizie, negli horti, nelle ville e nei palazzi imperiali.

Se si considera invece il periodo successivo al Rinascimento il legame tra elementi antichi e i giardini che si sviluppano tra Seicento e Settecento appare ancora molto forte, anche se con funzioni distinte. Mentre nel giardino barocco l’elemento scultoreo rappresenta il fulcro di un asse visivo definito e ordinato, come ben esemplificato nei castelli e nelle residenze aristocratiche francesi, nel giardino di paesaggio inglese le statue divengono elementi sorprendenti di una messa in scena basata sul pittoresco e sul gusto dell’esotico, lontana dagli schemi del giardino all’italiana e prodromica agli sviluppi del giardino romantico ottocentesco.

Un lungo rapporto, quello tra il giardino degli dei e l’eredità classica, che giunge fino ai nostri giorni, con manifestazioni che vanno ben oltre le suggestioni del mondo antico accolte dagli architetti cinquecenteschi, come nel caso della residenza di Paul Getty a Malibù, celebrazione della Villa dei Papiri di Ercolano e oggi sede di una ricchissima collezione di arte antica, o ancora del giardino di Little Sparta in Scozia,  dove, a partire dalla metà degli anni Sessanta, Ian Hamilton Finlay e Sue Finlay hanno coniugato in maniera sapiente i riferimenti all’antico e i principi di composizione del giardino pittoresco inglese con una scrittura paesaggistica d’avant-garde.

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