Leopoli-Cencelle: una città di formazione altomedievale
Dal 1994 l’Università di Roma Sapienza conduce regolari campagne di scavo nell’area archeologica di Leopoli-Cencelle ubicata sui monti della Tolfa nel Lazio settentrionale (Fig. 1), della quale rimangono ancora in elevato cospicui tratti della sua cinta muraria, allo stato attuale apprezzabile in complessivi 740 m circa con sette torri e tre porte, mentre delle strutture dell’abitato restavano affioranti, prima degli interventi di scavo archeologico, pochissimi ruderi (Figg. 2-3).
Secondo il Liber Pontificalis della chiesa di Roma, il papa Leone IV (847-855) fondò la città per dare ospitalità e sicurezza agli abitanti di Centumcellae che a seguito delle incursioni dei Saraceni vendevano messa in pericolo la loro città. Edificata la cinta muraria, forse mancante delle torri certamente presenti in età comunale e aperta verso il territorio mediante due porte, la città fu dotata di almeno due chiese, dedicate rispettivamente la prima a S. Pietro cui spettò ragionevolmente la dignità di cattedrale in eredità dalla Centumcellae romana, e la seconda a S. Leone Magno in onore del pontefice suo predecessore di cui portava il nome. Ad ambedue il pontefice Leone IV offrì ricchi doni (suppellettile liturgica e libri sacri).
Le indagini nell’area sommitale della città hanno interessato i resti cospicui di un edificio di culto risalente ad età romanica (Fig. 4). La chiesa, con facciata volta a settentrione, risulta mancante dell’intero settore presbiteriale sopraelevato, abside compresa, mentre rimangono resti della cripta ad oratorium. L’aula è divisa in tre navate mediante colonne composte da blocchi cuneiformi di tufo, ha la facciata volta a settentrione, affiancata da una torre campanaria (Fig. 5). Dal punto di vista architettonico, questa chiesa trova uno stretto confronto analogico con la chiesa di S. Pietro a Tuscania. Ancora, come nel S. Pietro di Tuscania, il pavimento originario doveva essere costituito da un tessuto musivo, opera dei marmorari romani operanti nel Lazio segnatamente nei secoli XII e XIII, convenzionalmente noti come Cosmati.
Di fronte, al di là della platea magna, è stata indagata la sede del potere civile, una possente torre affiancata da una casa-torre e da strutture abitative di pregio che ancora in epoca romanica dovevano ospitare il potestà citato dalla fonti documentarie (Fig. 6).
L’ampio quartiere sud-orientale ha restituito un’articolata viabilità, case a schiera anche a più piani, case-torri (Fig. 7); la sua vocazione artigianale è stata confermata dal ritrovamento di un impianto per la lavorazione dei metalli, mentre fabbri sono documentati anche nelle fonti scritte. Le abitazioni prevedono un focolare al pian terreno, spazi per accumulo delle derrate e per lo smaltimento dei rifiuti.
All’esterno delle mura, lungo le pendici del colle, sono stati rinvenuti un’aula di culto extraurbano e le aree di scarico.
I manufatti rinvenuti attestano la produzione locale di materiali in ferro e di ceramiche, per le quali è attestata comunque l’ampiezza delle relazioni commerciali, in un circuito che tende a limitare la presenza del mercato romano, per rivolgersi ad altri ambiti, altolaziali, umbri, toscano ed extraitaliani. I ritrovamenti numismatici testimoniano la presenza di esemplari di zecche toscane più a sud di quanto sinora documentato. Significative anche la documentazione epigrafica e la presenza, in fasi di riutilizzo, dell’arredo scultoreo altomedievale pertinente ad un’aula di culto e al battistero .
In parallelo alle operazioni di scavo, è stata avviata la documentazione dell’area e dei reperti, mediate collaborazioni con antropologi, archeobotanici e geologi dell’Università di Roma Sapienza.
Oltre alle aree scavate, l’esame di fotografie aeree, di fotogrammetrie, di planimetrie e la loro rielaborazione informatica hanno consentito la ricostituzione dell’intero impianto urbanistico; sono state elaborate ricostruzioni tridimensionali delle costruzioni civili e religiose e sono vi sono stati testati programmi per la realizzazione di realtà virtuale.
La collaborazione con la Leica Geosystems, sviluppatasi tra il 2007 ed il 2008, ha consentito di arricchire notevolmente le attività di documentazione architettonica e territoriale con l’ausilio di attrezzature e software di ultima generazione. In particolare è stata curata la georeferenziazione del sito tramite GPS differenziale, il rilievo laser scanner della chiesa (Fig. 8) e la restituzione ortofotogrammetrica di alcune tipologie murarie e pavimentali (Figg. 9-10). Questa esperienza, oltre a costituire la base di partenza per ulteriori attività ad alto contenuto tecnologico, ha rappresentato una occasione di formazione per gli allievi. Infine, sempre in ambito di documentazione, è in corso l’analisi dettagliata del circuito murario della città allo scopo di identificare e mappare le fasi costruttive delle mura urbiche. Anche in questo caso vengono utilizzati strumenti tecnologicamente avanzati per il rilievo e l’elaborazione dei dati.
- Leopoli-Cencelle, I. Le preesistenze, a cura di L. ERMINI PANI – S. DEL LUNGO (TardoAntico e MedioEvo. Studi e Strumenti di Archeologia, 1), Roma 1999;
- Leopoli-Cencelle, II. Una città di fondazione papale, Catalogo della Mostra (TardoAntico e MedioEvo. Studi e Strumenti di Archeologia, 1), Roma 1996;
- Leopoli-Cencelle, III. La toponomastica della bassa Valle del Mignone a cura di S. DEL LUNGO (TardoAntico e MedioEvo. Studi e Strumenti di Archeologia, 1), Roma 1999;
- Leopoli-Cencelle IV. Il quartiere sud-orientale, a cura di L. ERMINI PANI – E. DE MINICIS, (TardoAntico e MedioEvo. Studi e Strumenti di Archeologia, 1), in c.s.;
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- “Sapienza” Università di Roma
- Direzione Regionale del Lazio
- PRIN 2007