Il Quartiere Abitativo e Artigianale

Lo scavo del settore sud-orientale del promontorio ha messo in luce un quartiere residenziale, articolato su terrazze digradanti verso il mare, sviluppatosi dalla tarda età ellenistica fino al periodo bizantino, i cui spazi ospitarono nelle fasi più tarde un impianto di produzione industriale. Con scarse attestazioni delle epoche più antiche, di cui pochi resti sono emersi nel corso delle attività di scavo, nel suo insieme il complesso presenta l’aspetto che doveva avere nella sua ultima fase di utilizzo, vale a dire la prima età bizantina (IV – metà VII secolo d.C.). Le abitazioni sinora individuate sono composte da diversi ambienti su più piani, che si sviluppano attorno a spazi aperti lastricati e porticati. L’accesso era assicurato da strette vie che superavano i dislivelli per mezzo di rampe o gradinate. Nella terrazza inferiore è stata individuata un’area industriale con una fornace per la produzione di anfore del tipo LR1 (in uso fino all’inizio del VII secolo d.C.), e alcune strutture connesse a questa attività. Tra di esse, una cisterna integralmente scavata nella roccia la cui indagine ha consentito il rinvenimento di numerose anfore LR1, in buono stato di conservazione.

Il quartiere abitativo e artigianale presso il porto Sud di Elaiussa Sebaste è situato nell'angolo Sud-orientale della penisola su cui fu impiantato il nucleo più antico della città, lungo la fronte del bacino portuale. Si tratta di resti pertinenti ad edifici di carattere abitativo che in età bizantina subirono consistenti trasformazioni, con la concomitante installazione di un atelier per la produzione di anfore del tipo Late Roman 1. Le strutture più antiche di questo settore risalgono al passaggio tra II e I secolo a.C.: con imponenti lavori di regolarizzazione del banco roccioso naturale, vennero realizzate lungo le pendici del promontorio delle terrazze poste a quote differenti, raccordate per mezzo di rampe e scalinate, e destinate verosimilmente ad ospitare unità abitative. Il ritrovamento di una moneta con l'effigie di Iotape, moglie di Antioco IV di Commagene, ha costituito una conferma alla datazione suggerita dai ritrovamenti ceramici relativi ad una prima fase romana (I secolo d.C.). Scarsi sono i resti monumentali pertinenti ai periodi ellenistico e romano: alcuni tratti di muri in opera poligonale, largamente rimaneggiati nei secoli successivi, sono ancora in parte visibili, così come, nella zona Ovest della terrazza mediana, una porta a struttura trilitica realizzata secondo i moduli dell’architettura tardo ellenistica in opera poligonale. L'organizzazione delle strutture attualmente visibili risale per la maggior parte ai periodi finali di occupazione dell'area: a partire dal IV secolo e poi più profondamente nel VI secolo d.C. la zona fu sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che obliterò in gran parte le strutture di epoca romana nonché ellenistica. L’intero complesso venne abbandonato, come sembrano suggerire i rinvenimenti ceramici, intorno alla metà del VII secolo d.C.

La terrazza meridionale, immediatamente prospiciente il porto, venne realizzata mediante un poderoso sbancamento del profilo della collina, e risulta pertanto delimitata a monte dal banco roccioso regolarizzato. Verosimilmente nucleo originario dell’occupazione del complesso, l'area subì profondi cambiamenti tra V e VI secolo d.C.: i piani di calpestio vennero asportati, e con esse le stratigrafie pertinenti ai periodi più antichi, mentre le fondazioni delle strutture murarie perimetrali furono portate a vista. Nel corso dello scavo di questo settore, negli strati più antichi che coprivano il banco di roccia naturale sono stati rinvenuti reperti in ossidiana che attestano una frequentazione del sito fin da epoca protostorica. La terrazza è divisa longitudinalmente da un corridoio abbastanza largo. Nella zona a Sud del corridoio si trovano gli edifici più importanti: presso il muro Ovest una fornace in buono stato di conservazione ed al centro dell'ambiente adiacente una cisterna scavata nella roccia. La fornace era destinata alla produzione di anfore tipo Late Roman 1: costruita in mattoni crudi, è uno degli esempi meglio conservati ad Elaiussa e probabilmente in tutta la Cilicia di fornaci di questo tipo. La cisterna sul lato Nord della stanza centrale doveva essere funzionale alle attività legate alla fornace: completamente scavata nella roccia, ne è visibile sul piano di calpestio soltanto l'imboccatura circolare. Al suo interno sono state rinvenute anfore di tipo Late Roman 1 in gran numero, di cui circa 750 intatte o in grossi frammenti.

Le terrazze superiori mantennero anche in età bizantina funzioni abitative o comunque private. Le singole unità, di cui si conservano in alzato i muri perimetrali, erano in comunicazione tra loro grazie a percorsi interni e ad una viabilità esterna; soglie e stipiti di porte segnano con chiarezza il passaggio da un'unità all'altra. In qualche caso, originariamente le strutture si sviluppavano in altezza fino a comprendere un secondo piano, come suggerito dalla presenza di vani scala e alcune serie di gradini. I pavimenti sono per lo più realizzati in terra battuta, solamente in due ambienti lastre di calcare ricoprono il piano di calpestio. Le coperture erano realizzate in travature lignee e tegole; il solaio tra primo e secondo piano, e talvolta il pavimento al piano terra, era costituito da un massetto con schegge calcaree e malta, frammista a ghiaia di fiume e lisciata in superficie. Molte sono le tracce relative al sistema di raccolta e smistamento delle acque: tubuli in terracotta, posti agli angoli dei vani o inglobate nelle murature, si dipartivano dalle coperture e convogliavano l'acqua piovana in una vasta e capillare rete di canalizzazioni sotterranee, che comprendeva anche delle cisterne scavate nella roccia e un pozzo per la raccolta dell'acqua.

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